Dal 2025 il Regno Unito richiede la laurea ai migranti qualificati, stretta sul mercato del lavoro

Il governo Labour introduce nuove regole sull’immigrazione dal 2025, richiedendo una laurea per i lavoratori qualificati, con impatti potenziali su settori chiave e sul mercato del lavoro britannico.
Il governo Labour introdurrà dal 2025 l’obbligo di laurea per i lavoratori qualificati stranieri, con l’obiettivo di ridurre la migrazione netta, ma la misura genera preoccupazioni per carenze nel mercato del lavoro e l’attrattività del Regno Unito. - Unita.tv

Il governo Labour ha annunciato nuove regole sull’immigrazione che entreranno in vigore dal 2025. Il ritorno all’obbligo di possedere una laurea per accedere come lavoratori qualificati mira a limitare la migrazione netta, ancora alta nel 2024. La norma ripristina una soglia eliminata quattro anni fa, riaprendo difficili scenari per i settori fondamentali del Regno Unito. Questo cambiamento solleva dubbi sull’impatto su infrastrutture, servizi e sull’attrattività per studenti stranieri, proprio mentre il paese deve affrontare problemi occupazionali e demografici non semplici.

La nuova soglia di laurea e lo scenario della migrazione netta

Il governo Labour si è presentato con un nuovo libro bianco sull’immigrazione che prevede, dal 2025, la richiesta di una laurea per la categoria dei migranti qualificati. Questa misura interviene dopo che la soglia era stata eliminata nel 2020 da Boris Johnson, che aveva allargato l’accesso giù a chi possedeva competenze tecniche equivalenti a un diploma. Lo scopo principale è ridurre la migrazione netta, cifra che nel 2024 si è attestata ancora a 728.000 persone. Il numero indica quanti arrivano meno chi parte.

L’esigenza di modificare la soglia riflette l’intento di regolare i flussi migratori in modo più netto rispetto al sistema a punti introdotto dopo la Brexit. Ma nel provvedimento emergono contraddizioni. Alcuni settori chiave per l’economia britannica come edilizia, tecnologie informatiche e sanità soffrono da tempo per carenze di personale. Per loro è prevista una deroga temporanea, valida solo se mostrano investimenti reali nella formazione di lavoratori locali.

Il piano include anche un inasprimento dei requisiti linguistici e la condizione che gli studenti stranieri debbano lasciare il Regno Unito se non trovano lavoro qualificato dopo il percorso di studio. Questi elementi potrebbero influire sull’attrattività del paese, tradizionalmente un polo per l’educazione superiore, dato che ogni anno 150.000 studenti stranieri contribuiscono quasi 35 miliardi di sterline all’economia.

Dettagli sulle modifiche linguistiche e studentesche

Si prevede quindi anche un controllo più stretto della conoscenza della lingua inglese e nuove regole per gli studenti internazionali, che dovranno dimostrare una collocazione lavorativa qualificata post studio, pena l’obbligo di lasciare il paese.

I rischi per il mercato del lavoro e le posizioni politiche a confronto

La rigidità della norma non è accolta bene dagli esperti che vedono il rischio di una paralisi in molte attività. La sanità, ad esempio, dipende in larga parte da infermieri stranieri, che rappresentano il 18% del totale. Senza un afflusso costante di personale anche con titoli meno elevati, i servizi rischiano di rallentare o crollare. Il mercato del lavoro britannico oggi si trova davanti a 1,2 milioni di posti aperti, molti di questi legati a mansioni per cui la laurea non è richiesta. Il 38% delle assunzioni nel 2024 riguarda ruoli senza titolo di studio universitario, spesso in settori dove i britannici evitano impieghi pesanti o precari.

Da parte sua, Yvette Cooper, ministro degli interni, difende il piano come una mediazione tra controllo e crescita economica. Critici e opposizione invece denunciano un segnale debole, sottolineando che non si è voluto aumentare ulteriormente la soglia salariale come deterrente. I Conservatori vedono questo come una rinuncia a una politica di rigore più decisa e lamentano l’approccio caotico della gestione attuale.

Un altro nodo riguarda la nuova agenzia Labour Market Evidence Group , incaricata di individuare i settori strategici autorizzati a reclutare all’estero. Esperti mettono in guardia sulla possibile burocrazia e sulla lentezza delle procedure, aspetti che potrebbero ridurre ulteriormente la flessibilità del sistema di accesso.

Un paradosso demografico che intreccia welfare e immigrazione

Dietro il dibattito sulle regole, si cela un problema demografico pressante per il Regno Unito. Oltre il 24% della popolazione ha più di 60 anni e questo aumento degli anziani richiede più servizi sociali e sanitari, sostenuti dal lavoro dei migranti. Il sistema sanitario si basa molto su manodopera straniera per garantire cure e assistenza; limitare l’ingresso dei lavoratori meno qualificati potrebbe aprire una crisi del welfare.

Il governo Labour insiste nel dare priorità alla formazione dei cittadini locali. Il piano prevede investimenti in apprendistati e prevede sanzioni più severe per i datori di lavoro che impiegano lavoratori senza regolare contratto. Il tentativo è spostare il baricentro sui lavoratori nazionali, ma senza un afflusso adeguato dai migranti, soprattutto in settori come l’edilizia o l’assistenza, l’equilibrio potrebbe rompersi.

Percezione pubblica e integrazione sociale

In questo contesto, l’integrazione sociale diventa un test fondamentale. Un sondaggio YouGov riporta che il 42% dei britannici percepisce i migranti come una minaccia all’identità nazionale. Il governo promette di rafforzare corsi di inglese e controlli su chi ha precedenti penali, ma non affronta in modo diretto le tensioni tra le zone urbane multietniche e le aree rurali più statiche, dove l’immigrazione è vista spesso come invasione.

Incertezza per i lavoratori attuali e problemi di riconoscimento dei titoli

Il nuovo quadro normativo non chiarisce il futuro di chi già lavora nel Regno Unito con titoli inferiori alla laurea. Migliaia di famiglie integrate nel tessuto sociale britannico rimangono in una situazione di incertezza. Non ci sono indicazioni precise su come il sistema tratterà queste persone, che rappresentano una parte significativa della forza lavoro.

Resta fuori anche la questione dei riconoscimenti dei titoli esteri, un problema noto per professionisti qualificati provenienti da paesi extra-UE. Molti, pur avendo lauree valide, incontrano difficoltà ad accedere a professioni che richiedono riconoscimenti ufficiali che il Regno Unito non sempre concede. Questo crea un’ulteriore barriera che può frenare l’ingresso di competenze utili al paese.

Il piano del governo Labour disegna un quadro più rigido che limita accessi e condizioni, ma lascia molti nodi aperti. Il bilanciamento tra controllo, crescita economica e necessità sociali si rivela complicato, con effetti che si faranno sentire in vari settori e territori del Regno Unito nei prossimi anni.