Una vicenda che rischia di scuotere il mondo sindacale siciliano emerge dal programma Lo Stato delle Cose, andato in onda su Rai 3 il 5 maggio. La cgil sicilia, una delle realtà più radicate e rappresentative dell’isola, si trova al centro di un grande problema economico e gestionale. Un buco di milioni di euro, insieme a una serie di criticità legate al patronato e a carenze di trasparenza, ha messo in discussione la solidità e l’affidabilità di una delle strutture che da decenni difende i diritti dei lavoratori nell’isola. Il racconto di questo caso intreccia questioni contabili, difficoltà etiche e tensioni sociali ben note nel contesto locale.
il buco nei conti cgil sicilia: una crisi economica dai numeri preoccupanti
Nel corso della puntata, è stato svelato un deficit interno di oltre 6.191.000 euro, emerso a seguito di un’indagine interna partita a fine 2024. Questo mancato equilibrio finanziario non riguarda solo semplici cifre, ma tutto il funzionamento dell’organizzazione sul territorio. Dalle verifiche è emerso che molte risorse sono sparite senza giustificazione: fondi destinati a corsi di formazione mai partiti e affitti di sedi inesistenti o inutilizzate. L’assenza di controlli efficaci ha aumentato il disordine nelle casse del sindacato, alimentando un malessere interno palpabile.
I dipendenti stessi hanno denunciato ritardi nei pagamenti degli stipendi e un taglio dei servizi essenziali, come quelli di assistenza legale per i cittadini più fragili. Questi ultimi erano spesso i beneficiari delle pratiche del patronato, l’ultimo filo diretto tra la cgil e le fasce più vulnerabili della popolazione. La mancanza di trasparenza non si limita all’aspetto economico: documenti interni hanno suggerito che tra il 2020 e il 2023 buona parte dei fondi europei, in particolare del Fondo Sociale Europeo , non siano stati monitorati con la dovuta attenzione.
Leggi anche:
reazioni e ambiguità nei vertici cgil sicilia: chi ha responsabilità?
Durante la commemorazione dei cinque operai morti sul lavoro, tenutasi a Casteldaccia il 1 maggio, a chiedere qualche chiarimento sulle problematiche emerse è stato l’inviato che ha cercato risposte dal responsabile regionale del patronato inca, Giuseppe La Loggia. La Loggia ha evitato di rispondere in maniera diretta, cercando di svicolare davanti alle domande riguardanti i problemi strutturali emersi. Dal vertice sindacale invece sono arrivate parole vaghe che ammettono “problemi gestionali” e “verifiche in corso”, ma senza entrare nel merito delle responsabilità specifiche o fornire un quadro chiaro sulle cause del deficit.
Non è stato spiegato perché nessuno si sia accorto prima di un dissesto così profondo. Non c’è stata una comunicazione dettagliata su chi abbia potuto sbagliare o ignorare segnali d’allarme. Questo silenzio ha alimentato sospetti e dubbi tra gli iscritti e l’opinione pubblica, aprendo un dibattito sul ruolo e l’affidabilità dei sindacati in Sicilia oggi. La mancanza di trasparenza rischia di minare oltre ai bilanci anche quel rapporto di fiducia che un’organizzazione di questo tipo deve mantenere coi lavoratori e le comunità.
la questione delle opere pubbliche: cgil sicilia contro immobilismo e inefficienze
In parallelo alla crisi interna, la cgil sicilia ha lanciato un allarme sulla situazione delle infrastrutture in Sicilia. Secondo stime fornite dal sindacato, sono 268 i cantieri bloccati, per un valore complessivo di circa 30 miliardi di euro. Si tratta di investimenti legati a ferrovie abbandonate, collegamenti locali assenti, lavori lasciati a metà. Questa realtà mette in evidenza un ritardo che pesa non solo sull’economia, ma anche sulla qualità della vita e sulle opportunità di lavoro.
Il segretario della cgil sicilia, Alfio Mannino, ha evidenziato come l’isola si trovi in una condizione di isolamento che frena il suo sviluppo e ha chiesto un accordo con Anas e Rfi per avviare progettazioni serie e creare nuova occupazione. Questa posizione, tuttavia, suscita un paradosso. Da un lato la cgil punta il dito contro l’immobilismo esterno, dall’altro dentro la sua organizzazione si consumano crisi contabili e problemi gestionali.
Il peso della crisi interna sulla credibilità del sindacato in sicilia
L’inchiesta de Lo Stato delle Cose ha messo un riflettore su una situazione che rischia di diventare un nodo difficile da sciogliere per la cgil sicilia. Passare alla prova dei fatti il proprio ruolo di tutore dei diritti richiede anche di dimostrare trasparenza interna e correttezza amministrativa. Se non vengono chiarite responsabilità e misure di risanamento, il rischio è che lo scivolone economico porti a una perdita consistente di credibilità, specie in un momento in cui la presenza dei sindacati è fondamentale per dare voce ai lavoratori e chi vive situazioni di disagio.
Le promesse di verifiche e controlli non bastano più e restano sospese in attesa di sviluppi concreti. La sfida più grande sarà quella di ricostruire un rapporto con la base e con la società, chiedendo al sindacato di fare pulizia interna e non solo denunciare problemi al di fuori. La Sicilia, che da sempre conosce ritardi e difficoltà, osserva con attenzione le evoluzioni di questa vicenda.