La crisi che ha colpito il settore dell’auto in Europa negli ultimi anni non accenna a fermarsi. I grandi gruppi come Stellantis e Renault devono affrontare cali di fatturato e perdite di quote di mercato che mettono in discussione il modello attuale. La stretta delle normative europee, in particolare quelle relative alle emissioni e ai motori endotermici, sembra incidere in modo rilevante sulle dinamiche produttive e commerciali. Le dichiarazioni recenti dei vertici di Stellantis e Renault mettono al centro la richiesta di maggiore flessibilità dalla Commissione europea, per permettere di rispondere alle effettive esigenze dei consumatori e non soltanto agli obblighi normativi.
Il peso della crisi 2008 e la trasformazione industriale nel settore auto
Nel novembre del 2008 Richard Wagoner, all’epoca amministratore delegato di General Motors, lanciava un grido d’allarme parlando di “essere sull’orlo dell’abisso”. Quella crisi finanziaria statunitense ha travolto l’intero sistema produttivo internazionale, coinvolgendo in modo diretto anche il comparto dell’auto, tradizionale volano dell’economia americana e mondiale. Per l’industria europea e italiana questo periodo ha segnato il punto di partenza di profondi cambiamenti. In Italia, per esempio, la crisi ha messo in moto il processo che ha portato alla nascita di Fiat Chrysler Automobiles, oggi Stellantis, un gruppo che ha saputo affrontare la sfida di un mercato sconvolto e rinnovarsi con fusioni e acquisizioni.
Il ruolo di sergio marchionne
Negli anni successivi, fino al 2018, la guida di personaggi come Sergio Marchionne ha consentito una gestione dinamica e competitiva non solo del gruppo italiano, ma ha influenzato l’intero settore europeo e globale. Marchionne ha rappresentato una figura centrale per il rilancio dell’industria auto, soprattutto in una fase di grande incertezza e mutamento. Oggi la sua assenza si sente, poiché la strada si è fatta più complicata, con mercati in contrazione e una spinta verso l’innovazione che richiede scelte radicali ma anche attenzione alla domanda reale di clienti.
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le difficoltà attuali di Stellantis, Volkswagen e Renault
Nel 2024 i dati hanno evidenziato segni evidenti di sofferenza per alcuni colossi automobilistici europei. Stellantis ha registrato una riduzione del 17% nel fatturato rispetto all’anno precedente. Volkswagen è riuscita a mantenere i ricavi stabili, ma ha perso quote di mercato importanti. Renault invece ha mostrato una crescita del 7,4% nel 2024 e ha confermato una performance simile nei primi mesi del 2025. Questo trend mostra un quadro complesso, dove le strategie e i mercati rispondono in modo differente alle sfide ambientali, tecnologiche e di regolamentazione.
I leader dei gruppi coinvolti attribuiscono parte delle difficoltà alle norme europee, in particolare quelle mirate alla decarbonizzazione e al bando progressivo dei motori endotermici. Lo scenario costringe produttori e distributori a rivedere i propri piani industriali, ma spesso senza margini di manovra elastici per le richieste di mercato. La contrazione della domanda di alcuni segmenti e il forte interesse per le auto elettriche cambiano il profilo dei consumatori e la struttura della concorrenza. Le aziende europee faticano a difendere la quota interna, mentre marchi cinesi prendono terreno, approfittando anche di regole meno stringenti nei rispettivi Paesi.
le richieste dei vertici di Stellantis e Renault alla Commissione europea
In dichiarazioni recenti rilasciate al quotidiano francese Le Figaro, John Elkann di Stellantis e Luca De Meo di Renault hanno sollecitato la Commissione europea per una revisione delle regole che regolano la produzione e la vendita delle automobili nel continente. Chiedono la possibilità di allineare l’offerta alle reali necessità dei clienti, piuttosto che subire esclusivamente vincoli imposti dalla normativa ambientale, ormai vincolante soprattutto per i motori tradizionali.
Lo scorso anno Luca De Meo, in veste di presidente dell’Acea , aveva scritto a tutti i soggetti coinvolti per sottolineare la necessità di flessibilità e di equilibrio tra sostenibilità e accesso al mercato. Il 2025 si pone come anno chiave per definire questa strada, in cui i costruttori europei sembrano ormai consapevoli del peso delle regole che hanno contribuito a far approvare.
In pratica, chiedono che l’industria possa produrre non solo auto elettriche, ma anche mezzi tradizionali che continuino a rispondere a una domanda che non è esclusivamente green. Senza questa apertura il rischio è che l’Europa perda ancora terreno rispetto ai competitor internazionali, lasciando spazio a marchi extraeuropei che dominano segmenti in forte crescita.
Il ruolo delle normative fit for 55 e l’impatto sul mercato dell’auto
Con il pacchetto Fit for 55, l’Unione europea ha dato un indirizzo netto alla riduzione delle emissioni, fissando l’obiettivo di eliminare gradualmente i motori endotermici nel corso del decennio. Escludere completamente queste motorizzazioni ha avuto effetti immediati sulle strategie delle case automobilistiche. La produzione di auto completamente elettriche si è sviluppata come soluzione principale.
Tuttavia il mercato ha reagito in modo diversificato: non tutti i consumatori sono pronti a cambiare abitudini, molti considerano ancora troppo elevati i costi di acquisto di veicoli elettrici o sono frenati da questioni infrastrutturali come le colonnine di ricarica. In questo contesto, la domanda di veicoli con motori a combustione interna persiste e rappresenta un segmento non trascurabile.
Nei fatti, la rigidità delle norme sta favorendo produttori stranieri, soprattutto cinesi, che possono proporre modelli competitivi con minor vincoli. Per i costruttori europei si apre quindi una sfida non solo tecnologica, ma anche commerciale e regolatoria, che richiede risposte concrete dal livello istituzionale.
Il cambiamento di prospettiva dei costruttori e le sfide future
Gli scandali e i fallimenti del passato hanno segnato la percezione pubblica e le strategie di investimento delle grandi aziende europee. Oggi vediamo un cambio di direzione in termini di approccio alle normative e alle esigenze di mercato. Gli ultimi interventi dei vertici delle compagnie non negano più la difficoltà a seguire la linea esclusivamente green imposta dall’Unione Europea.
È una modifica di rotta naturale, a cui non si sottrae la realtà. Come ricordava anche Einstein, cambiare idea non è un difetto di debolezza, bensì parte del percorso per adattarsi ai nuovi scenari. Le decisioni che l’Europa prenderà entro il 2025 saranno decisive per determinare se la produzione continentale tornerà ad avere una posizione solida sul piano globale oppure rimarrà marginale.
Non solo case automobilistiche, ma tutto l’indotto e i posti di lavoro dipendono da queste scelte politiche e industriali. Il confronto con la Commissione europea si annuncia quindi acceso e delicato, senza margini per ripensamenti immediati.