Corte costituzionale dichiara incostituzionale divieto di riconoscimento per figli nati da procreazione assistita all’estero
La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo 8 della legge 40/2004, riconoscendo il diritto dei bambini nati da PMA all’estero di essere figli di entrambe le madri.

La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo 8 della legge 40/2004, riconoscendo il diritto dei figli nati da procreazione medicalmente assistita all’estero a essere riconosciuti come tali da entrambe le madri, con particolare tutela dell’interesse del minore e della responsabilità genitoriale. - Unita.tv
La Corte costituzionale ha depositato la sentenza 68/2025 con cui ha dichiarato illegittimo l’articolo 8 della legge 40 del 2004. Il tema riguarda il riconoscimento dello stato di figlio per i bambini nati in Italia da donne che hanno ricorso all’estero a tecniche di procreazione medicalmente assistita . La decisione apre nuovi scenari sul diritto dei minori a essere riconosciuti come figli di entrambe le madri, anche quando la madre intenzionale non è la biologica, con particolare attenzione all’interesse del minore e alla responsabilità genitoriale.
La sentenza e il suo fondamento giuridico
La decisione della Corte costituzionale si inserisce in un quadro giuridico complesso, richiamando precedenti sentenze che evidenziano l’esigenza di tutelare i diritti del minore e chi si impegna ad accoglierlo come genitore responsabile. Già con la sentenza 272 del 2017 la Corte aveva sottolineato che il legislatore deve assicurare la tutela del bambino concepito con tecniche di fecondazione eterologa, riconoscendo diritti ai genitori che si assumono la responsabilità genitoriale.
Sentenze storiche richiamate dalla corte
Nel 1998, con la sentenza 347, era emerso che l’interesse del minore richiede di tenere conto dei diritti e delle responsabilità di chi ha liberamente scelto di accoglierlo. L’orientamento è sempre stato guidato dal principio del miglior interesse del bambino, un criterio che torna centrale con l’attuale pronuncia della Corte. La sentenza 79 del 2022 ha ribadito come la responsabilità genitoriale e l’interesse del minore debbano essere valutati insieme, promuovendo una protezione integrale per i figli, a prescindere dalla tipologia di famiglia.
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L’analisi della Corte si focalizza quindi sul ruolo del diritto nel riconoscere la figura genitoriale attiva, anche quando essa corrisponde a donne che hanno optato per tecniche PMA all’estero. Il testo della sentenza spiega che non è possibile ignorare i legami e le assunzioni di responsabilità che nascono da questi percorsi, a tutela del benessere del bambino fin dal momento della nascita.
Unicità dello stato di figlio e riconoscimento delle madri intenzionali
Un punto cruciale della sentenza si basa sull’unicità dello stato di figlio, principio che garantisce pari dignità giuridica a tutti i minori. Il codice civile stabilisce che i figli devono essere equiparati indipendentemente dalla loro origine o dalla modalità di filiazione: matrimoniale, fuori dal matrimonio o adottiva. Il documento della Corte ribadisce che tutte le forme di filiazione devono godere dello stesso peso giuridico e sociale, senza discriminazioni.
Per la prima volta, la sentenza affronta direttamente la condizione dei figli nati da coppie dello stesso sesso, affermando che l’orientamento sessuale della coppia non può limitare il riconoscimento dello stato di figlio. Non esistono prove scientifiche che dimostrino l’incapacità delle coppie omosessuali ad assumere responsabilità genitoriali.
Orientamento sessuale e idoneità genitoriale
La Corte cita sentenze precedenti che confermano come l’orientamento sessuale non interferisca con l’idoneità genitoriale. La discussione si sposta quindi dal piano delle differenze di orientamento alle tutele giuridiche e sociali necessarie per assicurare il diritto del bambino a una crescita equilibrata, riconoscendo entrambe le madri: biologica e intenzionale.
Interesse del minore e implicazioni costituzionali
L’interesse del minore, elemento centrale della sentenza, si definisce nel diritto a essere riconosciuto come figlio di entrambe le figure genitoriali intenzionali coinvolte nel percorso PMA. Il riconoscimento non può dipendere dallo stato attuale dei rapporti tra le madri ma deve scattare in modo automatico alla nascita.
La Corte ha individuato tre violazioni costituzionali nell’attuale disciplina. Innanzitutto, l’articolo 2, perché l’assenza di riconoscimento mette a rischio l’identità personale e la stabilità giuridica del nato. Poi, l’articolo 3 che interviene sulla garanzia di uguaglianza, in quanto la norma discrimina chi nasce da tecniche PMA con madri dello stesso sesso senza giustificazioni di rango costituzionale. Infine, l’articolo 30, poiché vengono compressi i diritti garantiti ai minori, impedendo che entrambi i genitori assumano i doveri e le responsabilità genitoriali riconosciute dalla legge.
La sentenza specifica che queste lesioni normano il diritto costituzionale a una piena tutela giuridica, così da garantire un ambiente stabile per il bambino. Questa pronuncia obbligherà il legislatore a intervenire per adeguare le norme e assicurare una protezione uniforme e trasparente.
Riflessioni sulla composizione familiare e ruolo paterno
Nel dibattito che accompagna la sentenza emerge un nodo cruciale: l’assenza della figura paterna in famiglie con due madri. La Corte conferma che la situazione legale dovrà allinearsi ai principi di uguaglianza formale e sostanziale, ma non nasconde la differenza sostanziale rispetto alle famiglie tradizionali.
Il ruolo paterno è noto dalla letteratura e dagli studi storici per il suo impatto nella crescita e nell’educazione dei figli. La sentenza richiama implicitamente la necessità di considerare a fondo le ripercussioni di questa assenza, che potrebbe rappresentare un vuoto difficile da compensare a livello personale e sociale.
Le famiglie con due madri inseriscono infatti una nuova forma di genitorialità che rompe certi schemi consolidati. La giurisprudenza e il legislatore saranno chiamati ad affrontare e gestire questa trasformazione in modo equilibrato, osservando con attenzione le ricadute successive che emergeranno nella vita dei bambini.
Nuove forme di genitorialità e sfide sociali
Questa trasformazione rappresenta una sfida per il diritto di famiglia e la società nel suo complesso, richiedendo uno sguardo attento e aggiornato alle diverse modalità con cui oggi si costruiscono le famiglie.
Prospettive future per i diritti dei figli nati da pmA
La Corte costituzionale con questa sentenza ha aperto la strada a una nuova fase della tutela dei diritti dei minori nati da procreazione medicalmente assistita. Il pieno riconoscimento dello stato di figlio per coloro che nascono da coppie omosessuali che hanno avviato la PMA all’estero potrà cambiare approcci legali e sociali consolidati da decenni.
In questo contesto, il confronto con l’esperienza concreta di questi bambini potrà fornire dati e spunti utili per approfondire quanto influenzi la composizione genitoriale il loro sviluppo psicologico. Sarà compito degli studiosi, degli operatori sociali e delle istituzioni monitorare attentamente questi sviluppi per orientare le decisioni future.
Il tema si inserisce nel dibattito più ampio sull’evoluzione del diritto di famiglia, che deve sempre guardare agli interessi dei più piccoli, riconoscendone identità e diritti, senza rinunciare a un confronto attento con le specificità di ogni situazione familiare. Questa sentenza è una tappa importante in questa direzione.