Home Consulta annulla terzo mandato in campania e veneto, ecco perché la legge è incostituzionale

Consulta annulla terzo mandato in campania e veneto, ecco perché la legge è incostituzionale

La corte costituzionale stabilisce che i governatori non possono ricandidarsi per un terzo mandato, confermando l’incostituzionalità delle leggi regionali in Campania e Veneto e tutelando la democrazia.

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La Corte costituzionale ha vietato ai governatori di regioni ordinarie, come Campania e Veneto, di ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo, ribadendo la prevalenza del limite nazionale sui regolamenti regionali per garantire stabilità e democrazia. - Unita.tv

La corte costituzionale ha pronunciato una sentenza che blocca la possibilità per i governatori di ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo, interessando in particolare la campania e il veneto. L’incostituzionalità di certe leggi regionali è stata chiarita dalle motivazioni della corte, che sottolineano come il limite dei due mandati abbia valore nazionale e non possa essere aggirato da norme locali. Questo intervento segna un passo importante nel sistema di controllo dei poteri nelle regioni italiane.

Il limite ai mandati per garantire stabilità e democrazia

La corte costituzionale ha spiegato che il divieto di un terzo mandato per i presidenti delle regioni a statuto ordinario nasce da una precisa necessità politica e istituzionale. Il parlamento ha deciso questo limite come mezzo per equilibrare il potere di chi viene eletto direttamente dai cittadini. Un mandato limitato impedisce un’eccessiva concentrazione del potere nelle mani di un unico individuo, prevenendo fenomeni di personalizzazione e incrementando la stabilità istituzionale.

Il rispetto del vincolo democratico

Le regioni infatti, scegliendo di eleggere direttamente il proprio presidente, accettano anche di rispettare questo vincolo. Non si tratta di una regola arbitraria ma di una norma pensata per tutelare il sistema democratico e impedire un’egemonia politica che rischierebbe di danneggiare il pluralismo. Così la corte ha chiarito che le leggi regionali non possono derogare a questa regola. L’articolo 122 della costituzione permette le leggi regionali in materia elettorale, ma solo nel rispetto delle norme fondamentali dettate dallo stato.

Il divieto di terzo mandato come norma nazionale inderogabile

Secondo la sentenza, non spetta alle singole regioni decidere se rispettare o meno un principio sancito a livello nazionale. Il limite dei due mandati consecutivi fa parte oggi del sistema elettorale regionale, applicabile automaticamente senza bisogno di continui aggiustamenti o rivisitazioni da parte delle regioni. Questa interpretazione ratifica il carattere vincolante e obbligatorio del divieto, che non può essere messo in discussione con leggi locali.

Nel caso della campania, il divieto è stato operativo dal 2009, quando è entrata in vigore la legge che ha introdotto l’elezione diretta del presidente regionale. Nonostante alcune regioni, come il veneto e il piemonte, avessero introdotto norme permettendo il terzo mandato, la corte ha sottolineato che l’assenza di contenziosi precedenti non vale come autorizzazione alla loro validità. La costituzione prevale sulle leggi regionali, anche qualora queste non siano state contestate per anni.

Autonomia regionale e rispetto della costituzione

La sentenza riafferma dunque che le leggi regionali non possono contraddire principi fondamentali sanciti a livello nazionale, anche in materia di limiti ai mandati elettivi.

La via incidentale e la legittimità che può essere revocata in qualsiasi momento

Un aspetto importante della sentenza riguarda la possibilità che una legge regionale venga dichiarata incostituzionale anche dopo anni dalla sua introduzione. Questo avviene tramite la cosiddetta “via incidentale”, uno strumento che consente, nel corso di un giudizio ordinario, di sollevare dubbi sulla costituzionalità di una norma. In pratica, se nel pronunciare una decisione si riscontra un contrasto con la costituzione, la corte può bloccare l’applicazione di quella legge.

Il caso di vincenzo de luca è emblematico. Il governatore campano ha richiamato precedenti con il veneto e il piemonte per giustificare la sua candidatura al terzo mandato. La corte però ha evidenziato che simili leggi precedenti non godono di legittimità automatica: “potrebbero essere ritenute incostituzionali davanti alla consulta, anche in futuro.” Questa decisione mette in chiaro che il rispetto delle norme fondamentali dello stato prevale sempre su leggi regionali, specialmente in un sistema democratico dove la divisione e il bilanciamento dei poteri sono essenziali.