Confermate le condanne per lo stupro di Palermo: resta aperto il ricorso in Cassazione di uno degli imputati
Il caso di stupro a Palermo ha visto confermate le condanne per sette giovani, con pene fino a otto anni. Resta in attesa il ricorso di Samuele La Grassa in Cassazione.

La Cassazione ha confermato le condanne per sette giovani coinvolti nello stupro di una 19enne a Palermo nel luglio 2023; resta aperto solo il ricorso di uno degli imputati. - Unita.tv
Il caso dello stupro avvenuto nel luglio 2023 a Palermo, all’interno del cantiere del Foro Italico, ha visto una svolta definitiva in tribunale. Un gruppo di sette giovani, tra i 17 e i 18 anni, è stato coinvolto nell’aggressione ai danni di una 19enne, la quale era in stato di incoscienza per assunzione di alcol. La vicenda, molto discussa sui media e nella città, ha visto le condanne confermate in quasi tutti i gradi di giudizio. Solo uno degli imputati ha ancora aperto un ricorso rivolto alla Corte di cassazione, segnando una fase finale di questo processo che ha suscitato forte attenzione pubblica.
Conferma delle condanne e posizioni degli imputati
Negli ultimi mesi, la Cassazione ha confermato la condanna per Riccardo Parrinello, all’epoca dei fatti unico minorenne tra gli aggressori. Parrinello, ormai prossimo al compimento del diciannovesimo anno, è stato condannato a otto anni e otto mesi di reclusione, la pena più severa tra i sette ragazzi coinvolti. Gli altri quattro imputati principali — Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Elio Arnao e Cristian Barone — hanno scelto di non appellarsi ulteriormente, accettando le sentenze di primo e secondo grado. Queste ultime prevedono pene comprese tra sei e sette anni, con uno sconto di pena previsto dalle norme Cartabia. L’unico imputato che ha ancora aperto un ricorso è Samuele La Grassa, condannato a quattro anni: si attende ora la decisione della Corte di cassazione che potrebbe influenzare l’esito definitivo del procedimento.
La dynAmica dei fatti ricostruita dagli inquirenti e dai giudici
Il racconto ricostruito in aula dalla procura e confermato dai tribunali dipinge una scena crudele. La notte del 7 luglio 2023, la giovane vittima uscì con quelli che, poco dopo, sarebbero diventati i suoi aggressori. Dopo aver consumato diversi cocktail, la ragazza venne condotta nel cantiere del Foro Italico. Lì iniziò la violenza vera e propria, con il minorenne Riccardo Parrinello che assunse il ruolo di istigatore. Il ragazzo, secondo le ricostruzioni, avrebbe inizialmente costretto la vittima a praticargli sesso orale, tenendole la testa ferma, poi l’avrebbe passata agli altri membri del gruppo. Durante tutta la notte si susseguirono episodi di violenza sessuale ripetuta, mentre la giovane manifestava il suo dissenso e arrivava a perdere i sensi. L’aggressione fu documentata da Angelo Flores, che nel frattempo registrò dei video, poi divulgati tra i coetanei. Questo gesto gli costò una condanna a quattro anni e due mesi. Samuele La Grassa rimase presente ma non intervenne attivamente nella violenza; la sua pena a quattro anni è legata proprio alla sua passività durante l’aggressione.
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Impatto sociale e reazioni alle sentenze
Il crimine commesso a Palermo ha suscitato reazioni forti nella città e oltre. Non solo per la brutalità dell’atto, ma anche perché ha mostrato i drammatici effetti dell’alcol e della pressione del gruppo sui giovani. La vicenda ha acceso un dibattito su come prevenire aggressioni analoghe e su quali misure adottare per proteggere i ragazzi negli ambienti notturni. Le pene confermate in Cassazione hanno fatto da segnale cruciale sull’attenzione della magistratura verso questi reati. Le condanne rappresentano inoltre un monito per gli ambienti giovanili, in particolare per quanto riguarda il rispetto e il consenso nei rapporti umani. Nel frattempo, la posizione di Samuele La Grassa e la sua ultima istanza in Cassazione verranno attentamente seguite dagli addetti ai lavori e dalla cittadinanza.
Cronologia del procedimento e prospettive future
Dall’accaduto, nell’estate del 2023, la vicenda è passata attraverso indagini, processi e appelli in tempi ristretti, vista l’attenzione mediatica e la gravità dei fatti. Il procedimento ha portato a identificare chiaramente i ruoli di ciascuno degli imputati, con prove raccolte dagli inquirenti e testimonianze in tribunale. La sentenza della Cassazione che ha confermato le pene per la maggior parte del gruppo segna una fase quasi conclusiva per questo caso. L’ultima parola spetta ora al ricorso di La Grassa che sarà discusso in Cassazione. Esito da cui potrebbe dipendere la definizione definitiva della responsabilità penale degli imputati e, più in generale, l’assetto di giustizia attorno a un crimine che ha scosso Palermo. Le attenzioni rimangono concentrate su come si svilupperà il verdetto finale e sulle misure necessarie a evitare casi simili in futuro.