Conclave 2025: parolin favorito ma in salita tra divisioni e strategie per il nuovo papa

Il conclave vaticano si apre con tensioni e divisioni, con il cardinale Pietro Parolin favorito per la successione papale, ma affronta resistenze e alternative come Mario Grech e Matteo Zuppi.
Il conclave in Vaticano vede il cardinale Pietro Parolin favorito per la successione papale, ma tra divisioni interne e alternative in gioco, l'elezione si preannuncia complessa e decisiva per il futuro della Chiesa. - Unita.tv

Il conclave che si apre oggi porta con sé molte attese e tensioni in Vaticano. Tra i cardinali che entreranno in Congregazione, il nome del cardinale Pietro Parolin emerge come il favorito per la successione papale. Ex segretario di Stato, rappresenta un volto di continuità dopo il pontificato di Francesco, ma non mancano segnali di resistenza e dubbi verso la sua candidatura. Dietro le quinte si muovono alleanze e opposizioni, alimentate anche dal clima politico internazionale. Questa elezione sarà molto più che un semplice rito religioso: riflette i cambiamenti e le lotte all’interno della Chiesa e nel mondo.

Il profilo di parolin e la sua posizione all’interno del conclave

Pietro Parolin arriva al voto con il ruolo di favorito, grazie a un consenso robusto tra i porporati moderati. Il cardinale vicentino ha svolto per anni il ruolo di segretario di Stato, gestendo con prudenza e discrezione gli affari vaticani, e gode di una reputazione che lo mette in pole position per guidare la Chiesa nei prossimi anni. Il suo approccio è spesso descritto come equilibrato e conciliatore, capace di dare continuità alle riforme avviate da papa Francesco, senza stravolgerne le linee principali.

In quest’ottica, Parolin si presenta come il candidato che può garantire stabilità in un momento di sconvolgimenti globali e tensioni interne. La sua lunga esperienza diplomatica e l’affiatamento con l’organizzazione vaticana sono elementi che lo rendono appetibile a molte gerarchie ecclesiastiche. Molti cardinali lo vedono adatto a consolidare le riforme lasciate in sospeso e a mantenere un equilibrio nelle relazioni internazionali della Santa Sede, anche nel contesto della difficile geopolitica degli ultimi anni.

Tuttavia, non tutte le fazioni lo sostengono senza riserve. Certe voci, alimentate da pettegolezzi sul suo stato di salute e su questioni legate al caso Becciu — che ha coinvolto documenti e accuse delicate — ne complicano la candidatura e mettono in dubbio la sua capacità di resistere alla pressione del pontificato. È evidente che Parolin ha bisogno di riconquistare la piena fiducia di una parte del collegio cardinalizio, dove il consenso non è scontato.

Le divisioni nel conclave: il fronte degli elettori più decisi e lo scetticismo su parolin

Tra i 120 cardinali, che si apprestano a decidere il futuro della Chiesa, si registra una componente che guarda con sospetto a Parolin. Questa parte del conclave cerca un papa che abbia un profilo più energico, in grado di misurarsi con i grandi nodi politici attuali. In particolare, desidera un pontefice che possa opporsi con fermezza a quel che viene percepito come un “disordine” mondiale crescente, specie dopo l’avvento del conservatorismo e del nazionalismo promosso da figure come Donald Trump.

Il gruppo di elettori insoddisfatti vuole un papa che non si limiti a mediare o a governare con prudenza, ma che assuma una posizione più netta e schierata contro le tendenze politiche viste come pericolose o destabilizzanti. Questo atteggiamento politico si riflette dentro il conclave in uno scontro tra modelli di leadership molto diversi: da un lato, chi preferisce Parolin e il suo protocollo cautelativo; dall’altro, chi vorrebbe un papa capace di esprimere un’opposizione più marcata alle crescenti spinte sovraniste, migratorie e migratorie a livello globale.

Non a caso, queste divisioni rispecchiano tensioni religiose e culturali complesse, specie tra i cattolici americani e altri territori. Alcuni porporati guardano con preoccupazione al sostegno garantito da una parte del popolo cattolico a figure politiche contrarie ai valori tradizionali della Chiesa, considerandolo un’anomalia da risolvere con una nuova guida forte e autorevole sul piano politico.

Alternative a parolin: i nomi del “piano b” e scenari possibili nel voto

Se dovessero saltare le prime previsioni, il conclave ha già sul tavolo varie alternative per sostituire il candidato in pole. Tra i nomi più citati si trova Mario Grech, attuale segretario generale del Sinodo dei vescovi, apprezzato da chi vorrebbe spingere il processo sinodale a un livello superiore di riforma. La sua figura si lega a una scelta più innovativa rispetto all’approccio prudente di Parolin.

Un’altra opzione è il cardinale Tolentino de Mendonça, che rappresenta l’idea di puntare al dialogo con culture e non credenti, portando avanti un’apertura più ampia alla diversità culturale e spirituale nel mondo. La sua candidatura potrebbe attrarre chi vede nella Chiesa un attore più elastico e meno tradizionalista.

Per chi cerca un pontefice con esperienza diplomatica e capacità pastorali, Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, può mettere sul piatto una mediazione attenta tra le diverse anime del conclave. È visto come un pastore sensibile ma con un forte senso pratico, in grado di conquistare larghi consensi anche fuori dall’Italia.

Infine, Claudio Gugerotti è considerato da alcuni una scelta adatta per aprire ulteriormente la Chiesa al dialogo interreligioso, affrontando la sfida delle relazioni con le altre fedi in maniera più esplicita e strategica.

Come sempre in questi casi, il conclave difficile si apre con un favorito, ma la fine potrebbe riservare sorprese. Se le manovre per spingere le candidature più accreditate dovessero fallire, si potrebbe andare verso un allungamento dei tempi o una soluzione inattesa. In queste condizioni non si esclude il ricorso a profili esterni, magari uno dei cardinali ultraottantenni o provenienti da diocesi molto ampie e influenti.

Le previsioni e l’allerta di ravasi sulle possibili difficoltà per il conclave 2025

Il cardinale Gianfranco Ravasi, pur non votante come ultraottantenne, ha lanciato un campanello d’allarme sulla difficoltà di trovare un consenso netto e unanimemente accettato. Ha sottolineato quanto sia complicato far convergere 89 voti su un singolo candidato, segnalando che la strada per l’elezione potrebbe essere tortuosa e ricca di colpi di scena.

Questa situazione mette in fila molte incognite sul futuro papa e sulla direzione che prenderà la Chiesa. Le esitazioni attorno a Parolin e le spinte per una leadership più netta potrebbero generare un conclave lungo e incerto, in cui ogni giorno di voto rivelerà nuovi equilibri e spostamenti. La presenza di diverse anime e la posta in gioco complessa rendono questa elezione tra le più delicate degli ultimi decenni.

Tra divisioni interne, pressioni politiche e ricadute globali, il conclave in corso si conferma un momento cruciale per la storia vaticana e per il ruolo della Chiesa nel mondo. I cardinali sono chiamati a una scelta che definirà l’orizzonte ecclesiastico e diplomatico almeno per il prossimo decennio.