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Ceto medio in Italia nel 2025: oltre la metà si sente parte, ma cresce la paura per il futuro dei figli

Il ceto medio italiano, rappresentato dal 66% della popolazione, affronta preoccupazioni economiche e sociali nel 2025, con redditi stagnanti e una crescente insoddisfazione verso il welfare pubblico.

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L'articolo analizza il malessere del ceto medio italiano nel 2025, evidenziando ansie per il futuro economico, stagnazione dei redditi, calo dei consumi, crisi demografica e insoddisfazione verso il welfare e la pressione fiscale. - Unita.tv

Negli ultimi anni il ceto medio italiano ha mostrato segni di affaticamento e ansia riguardo al proprio ruolo economico e sociale. Secondo l’indagine condotta da Cida-Censis e presentata nel 2025 da Stefano Cuzzilla, più della metà degli italiani si riconosce in questa fascia sociale ma manifesta timori forti per la tenuta del proprio tenore di vita e per le condizioni future dei figli. Il quadro che emerge segnala uno scenario in cui il malessere economico si riflette nei comportamenti dai consumi fino alle decisioni familiari come fare meno figli.

Riconoscersi nel ceto medio: istruzione ed economia al centro delle preoccupazioni

L’indagine Cida-Censis ha coinvolto un campione ampio di cittadini italiani, e circa il 66% si identifica nel ceto medio. Il dato però non indica un riconoscimento netto, visto che i confini di questa categoria sociale restano sfumati. In ogni caso chi si definisce appartenente al ceto medio associa a questa condizione alcune caratteristiche precise. Il fattore che viene indicato più spesso è l’istruzione, visto che ben il 92% del campione da grande importanza a questo aspetto. Seguono poi la stabilità economica e un insieme di competenze culturali, titoli di studio e bagaglio professionale . Questi elementi formano la base che il ceto medio considera essenziale per mantenere la propria posizione sociale.

Il mancato riconoscimento economico degli sforzi

Nonostante queste basi, però, nel 2025 l’82% di chi si percepisce parte del ceto medio denuncia di non vedere riconosciuti nelle retribuzioni gli sforzi fatti in campo accademico e lavorativo. Non a caso, circa la metà degli intervistati teme che i propri figli sperimenteranno una condizione di vita meno favorevole rispetto a quella attuale. Il timore è che un numero significativo di famiglie scivoli verso il ceto basso, con implicazioni che si riflettono anche sull’economia e sulla capacità di spesa complessiva.

Famiglie più piccole e meno figli: come la demografia influenza l’economia italiana

Il 2025 vede Italia confrontarsi con una forte contrazione demografica. Secondo dati Istat, le famiglie si fanno sempre più piccole e la percentuale di coppie con figli è scesa al 28%. Questo fenomeno si lega direttamente alle paure espresse degli intervistati sull’inadeguatezza del futuro per le nuove generazioni. La crisi demografica colpisce anche il mondo delle imprese: circa il 30% delle aziende italiane è influenzato negativamente dal calo delle nascite, che riduce la domanda interna e le prospettive di sviluppo.

La pressione fiscale e i consumi secondo il ceto medio

Nel report Cida-Censis emerge un dato significativo: il 70% degli appartenenti al ceto medio vorrebbe vedere una riduzione della pressione fiscale, ritenuta tra i principali ostacoli per la ripresa economica. Più del 50% giudica necessario intervenire anche sui consumi, prevedendo tagli per far fronte alla perdita di potere d’acquisto. La situazione non riguarda solo le singole famiglie, ma ha radici strutturali legate alla scarsa crescita demografica e ai vincoli finanziari imposti a livello europeo, con richieste di rivedere le regole sui bilanci pubblici per favorire investimenti nel welfare familiare.

Redditi stagnanti e consumi in calo: la realtà economica del ceto medio italiano

La condizione economica degli italiani appartenenti al ceto medio nel 2025 non è migliorata per la maggioranza. Solo il 20% degli intervistati dichiara un aumento significativo del reddito negli ultimi anni. Più della metà denuncia una situazione stagnante, con un potere d’acquisto che non cresce e un costo della vita che invece sale. Un terzo del campione segnala addirittura una diminuzione del reddito personale.

Cambiamenti nelle abitudini di consumo

Il visitatore più diretto di questi dati si vede nei comportamenti di spesa: il 45% ha dovuto ridurre i consumi, abbandonando alcune voci di spesa non essenziali per far quadrare il bilancio familiare. Le preoccupazioni non si fermano qui, dato che oltre la metà degli intervistati anticipa nuovi tagli ai consumi in futuro. Per quanto riguarda la situazione dei figli, circa la metà dei genitori preferirebbe che cercassero opportunità di lavoro all’estero, testimoniando una sfiducia nelle condizioni occupazionali e sociali del paese.

Welfare insoddisfacente e tasse a carico dei cittadini: le critiche al sistema di assistenza

Un capitolo delicato riguarda la risposta dello stato alle esigenze del ceto medio, soprattutto in termini di welfare. Appena il 18% degli intervistati in questa fascia sociale si dichiara soddisfatto dai servizi assistenziali offerti dalle istituzioni pubbliche. Per compensare queste carenze, il 45% ha scelto di stipulare una polizza sanitaria privata o sottoscrivere una forma di pensione integrativa. Questo comportamento indica una crescente sfiducia verso le garanzie pubbliche tradizionali.

Pressione fiscale e percezione del rapporto costi-benefici

La pressione fiscale rimane tra le preoccupazioni più diffuse. Il 70% degli intervistati vorrebbe una riduzione delle tasse. Si osserva inoltre che l’80% considera insufficienti i servizi effettivamente erogati in cambio delle imposte versate. Dimezzare le tasse non è solo una richiesta per alleggerire il peso economico, ma anche per ristabilire correttezza tra prestazioni ricevute e contributi pagati.

I dati mostrano inoltre la realtà delle relazioni familiari: il 67% dei genitori e il 47% dei pensionati ammette di aver aiutato figli e nipoti con spese quotidiane, segno di fragilità diffusa e di una solidarietà intergenerazionale che ha provato a tamponare le difficoltà economiche del momento. Questi numeri raccontano un ceto medio stretto in una morsa di incertezze, dove la sicurezza economica resta difficile da garantire per le famiglie italiane nel 2025.