Caso gemelli di Cutro: indagini su possibile traffico di neonati negli anni ’70 tra Crotonese e oltre
La vicenda dei gemelli di Cutro riporta alla luce un presunto sistema di compravendita di neonati, con indagini in corso e testimonianze che rivelano un dolore ancora vivo tra le famiglie coinvolte.

L'inchiesta sui gemelli di Cutro riapre il caso di una presunta rete di sottrazione e vendita di neonati in Calabria, con test del DNA e indagini in corso per fare luce su decenni di misteri e sofferenze. - Unita.tv
La storia dei gemelli di Cutro, in provincia di Crotone, riporta al centro dell’attenzione una vicenda che risale a più di cinquant’anni fa. Si ipotizza una compravendita di neonati strappati alle madri subito dopo la nascita, forse con la complicità di ostetriche e funzionari. Uno dei due gemelli ha già fatto il test del dna per ricostruire i legami familiari e scoprire se altri figli possano essere stati venduti. Oggi, questa inchiesta sembra pronta a spingere la polizia a nuove verifiche e a cercare risposte a una lunga ferita aperta.
Una ricerca di verità che dura da decenni
I protagonisti della vicenda sono due gemelli di Cutro, nati circa 55 anni fa, che da anni tentano di ricostruire la loro storia familiare. Francesco, uno dei due, ha accettato di sottoporsi al test del dna per avere un quadro più chiaro sulla loro origine e scoprire se altri fratelli siano stati adottati o addirittura venduti in modo irregolare.
È stato un uomo di nome Gianfranco a mettersi in contatto con la trasmissione Storie Italiane, raccontando di essere stato adottato in circostanze poco chiare proprio nel crotonese, e condividere elementi che lo legano ai gemelli. Il suo passaggio da una famiglia all’altra non appare ufficialmente registrato in maniera corretta, con l’adozione resa nota solo molti anni dopo, e un cognome attribuitogli in ritardo. Questo episodio ha spinto a richiedere il test del dna per verificare una possibile parentela.
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I risultati del test sono attesi da giorni e rappresentano la chiave per fare luce su una vicenda opaca e dolorosa. Gli stessi protagonisti hanno espresso una forte speranza che la verità emerga, mettendo fine a decenni di dubbi e silenzi.
Il coinvolgimento della questura di crotone e le indagini in corso
La vicenda non è rimasta confinata alle speranze dei protagonisti. Roberta Spinelli, inviata di Storie Italiane che segue il caso da mesi, è stata convocata a Crotone e ha consegnato tutto il materiale raccolto in oltre cinque ore di audizione in questura. Il procuratore e il questore hanno manifestato attenzione verso questa testimonianza e le prove.
Ora il compito spetta alla polizia giudiziaria, che deve valutare la documentazione per verificare se eventuali reati siano ancora perseguibili oppure prescritti. Il quadro investigativo sembra indicare l’esistenza di un sistema, talvolta sfuggito al controllo, di sottrazioni di neonati nelle strutture sanitarie dell’epoca.
Durante le puntate di Storie Italiane, si è menzionata la possibilità che l’indagine possa riaprirsi ufficialmente, come segnalato anche da Eleonora Daniele, conduttrice del programma. La raccolta di testimonianze e documenti è quindi un passaggio fondamentale per non lasciare cadere la questione nel dimenticatoio.
Testimonianze di madri e ricordi difficili
Accanto alle evidenze scientifiche, ci sono le testimonianze intime di madri che hanno perso i figli e non hanno mai avuto risposta circa la loro sorte. Rosanna Lambertucci ha raccontato la propria esperienza personale di un bambino nato morto nel 1972, sottolineando la difficoltà di allora nel rintracciare documenti e lacerante senso di mancanza che si porta dentro.
In tanti casi, le famiglie che hanno vissuto quella stagione riportano la stessa dinamica: dopo un parto difficile, venivano informate della morte del neonato, mentre molti sospettano che i bambini siano stati sottratti con il coinvolgimento del personale ospedaliero. Una donna intervistata ha ricordato quando le fu detto, da un’ostetrica che in passato aveva un ruolo chiave, che sua figlia era morta, ma in realtà veniva venduta.
Queste storie raccolte aprono scenari inquietanti. Sono molte le madri che continuano a cercare risposte e a non rassegnarsi a dimenticare, nonostante siano passati decenni. Quel dolore clandestino rimane vivo, con la speranza di ottenere un segno di giustizia o almeno di verità.
Possibili coinvolgimenti oltre crotone e il ruolo delle ostetriche
L’inchiesta ha visto emergere dettagli su presunte reti organizzate in più città, non solo Crotonese. Roberta Spinelli fa riferimento ad almeno un’altra città coinvolta, senza però specificarne il nome. Alla base di questo presunto sistema ci sarebbe un interesse economico legato alla sottrazione e vendita di neonati.
Le registrazioni di morte avvenivano in modo irregolare e in alcuni casi direttamente da parte di ostetriche. Nel caso dei gemelli di Cutro, i documenti ufficiali indicano che la dichiarazione di morte e l’assegnazione del nome furono fatte dalla stessa ostetrica che, secondo i testimoni, avrebbe agito con dolo. Secondo questa ricostruzione, i bambini sarebbero stati dati per morti pur essendo nati vivi.
Se queste informazioni fossero confermate, il fenomeno riguarderebbe diverse famiglie che ancora oggi si interrogano sul destino dei figli sottratti. La questione assume i contorni di un caso che potrebbe scuotere diverse coscienze e avviare ricerche più ampie su quello che si sospetta essere un sistema clandestino durato anni.
Lo sviluppo di queste indagini e l’attesa sugli esiti dei test del dna segnalano un momento delicato della ricerca della verità su una delle pagine più dolorose della storia recente del territorio calabrese.