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Cantieri navali in Europa in difficoltà tra mancanza di strategia e tensioni tra paesi

La cantieristica navale europea affronta sfide significative a causa della frammentazione tra i paesi, con il rischio di esclusione per l’Italia e la necessità di riforme strategiche per competere globalmente.

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La cantieristica navale europea è frammentata e incapace di competere efficacemente con USA e Cina; l’ammiraglio Vaujour propone una riforma ispirata al modello Airbus per unire i produttori e rafforzare il settore a livello internazionale. - Unita.tv

La cantieristica navale europea attraversa una fase critica, con industrie nazionali che difendono ognuna i propri interessi senza riuscire a creare un fronte unito. Questo rende difficile competere con i giganti americani e cinesi, più organizzati e strutturati. Recenti dichiarazioni dell’ammiraglio Nicolas Vaujour, capo di stato maggiore della Marina francese, rivelano un quadro complicato e la necessità di profonde riforme per mantenere la competitività del vecchio continente nel settore navale.

La frammentazione dei cantieri europei diventa un ostacolo per la competitività internazionale

Nicolas Vaujour ha portato l’allarme durante un intervento al Parlamento francese. Ha sottolineato che in Europa esistono circa 14 cantieri navali principali che si fanno concorrenza, riducendo la possibilità di affermarsi sui mercati internazionali. A suo avviso, un sistema efficace dovrebbe vedere solo tre o quattro grandi produttori in grado di vendere fuori dall’Europa. La situazione attuale invece lascia ogni paese difendere le proprie fabbriche, creando una spinta centrifuga che frena qualsiasi progetto comune.

Strategie nazionali frammentate

Le differenze tra i vari paesi si traducono in una strategia assente, con ogni nazione concentrata a proteggere i propri cantieri e mercati interni. Questa frammentazione finisce per indebolire l’intero settore europeo, che non riesce a coordinarsi davanti a rivali globali ben più organizzati. Il risultato è una perdita di occasioni e una ridotta capacità di crescita, visibile soprattutto nelle esportazioni di navi militari e commerciali.

Va segnalato che secondo una fonte giornalistica italiana, non però confermata, Vaujour sarebbe impegnato in trattative con la Germania per creare una grande società europea della cantieristica navale. In questo scenario l’Italia potrebbe rimanere esclusa da un’alleanza strategica tutta franco-tedesca, complicando ulteriormente la relazione all’interno dell’Unione Europea.

La joint venture naviris tra naval group e fincantieri, una scommessa non vinta

Nel corso della sua audizione, Vaujour ha fatto riferimento alla joint venture Naviris, nata nel 2020 da un accordo tra la francese Naval Group e l’italiana Fincantieri. L’obiettivo era costruire un grande gruppo europeo capace di diventare un punto di riferimento nella produzione di fregate e altre navi militari. Purtroppo, questo progetto non ha ottenuto i risultati sperati.

Divergenze industriali e visioni contrastanti

Secondo l’ammiraglio, Naviris non è riuscita a imporsi sul mercato estero e non ha dimostrato la forza commerciale attesa. Le divergenze tra i due partner hanno giocato un ruolo importante in questo fallimento. Naval Group si concentra su navi più piccole, intorno alle 4.500 tonnellate, mentre Fincantieri punta a modelli più grandi, attorno alle 7.000 tonnellate. Questa differenza di visione ha impedito di trovare una linea comune e di operare con un unico progetto competitivo.

La mancanza di una vera integrazione industriale ha bloccato lo sviluppo di un “Airbus del mare”, un colosso europeo capace di competere con i grandi player globali. L’esperienza di Naviris dimostra le complessità burocratiche e strategiche che rallentano la formazione di un’industria navale unificata.

Ispirazione dall’esempio di airbus: un modello per unire la cantieristica europea

L’idea alla base del pensiero di Vaujour è che i cantieri navali europei dovrebbero seguire l’esempio di Airbus. L’azienda aeronautica è riuscita a unire più produttori europei in una realtà forte e competitiva, superando l’americana Boeing in quota di mercato globale. Creare qualcosa di simile nel settore navale potrebbe riportare l’Europa in una posizione centrale.

Superare le divisioni nazionali per aumentare la competitività

Airbus ha superato divisioni nazionali, mettendo insieme risorse e know-how diversi. È un modello da imitare, dato che solo attraverso una vera unione industriale si può guadagnare peso a livello internazionale. Se l’Europa non rimuove le barriere tra i produttori nautici, rischia che tutto il settore si indebolisca, perdendo commesse importanti e capacità tecnologica.

Vaujour sostiene che una nuova struttura con pochi grandi gruppi nazionali, ma integrati, aiuterebbe non solo a produrre navi più competitive, ma anche a rendere più efficace lo sviluppo tecnologico e la presenza sugli scenari globali delle forniture militari. Oggi questa unità non c’è e il settore resta frammentato e lontano dai grandi numeri internazionali.

Le ricadute politiche e industriali per l’europa e l’italia tra strategie mancanti e rischi di esclusione

Il dibattito sulla cantieristica europea trascende l’ambito industriale per toccare quello politico. Secondo Vaujour, l’Unione Europea non sta lavorando a un piano concreto per ricostruire questo settore. Ogni paese continua a seguire i propri interessi senza un progetto condiviso, lasciando spazi sempre più ampi ai concorrenti stranieri.

Per l’Italia, la situazione è delicata. Se il progetto franco-tedesco dovesse realmente decollare senza Roma, rischierebbe di perdere un ruolo importante nel mercato navale europeo. Dal punto di vista industriale, perdere committenze e partnership può significare meno investimenti e declino tecnologico.

La mancata integrazione lascia inoltre il settore vulnerabile, con molte aziende che faticano a restare aperte e a competere. Il tema dei dazi ambientali e nuove normative, come quelle europee sul Carbon Border Adjustment Mechanism , potrebbe aggravare la situazione, mettendo sotto ulteriore pressione cantieri meno efficienti o meno attrezzati a sostenere costi aggiuntivi.

In questo contesto, appare necessario un confronto serrato e una definizione di strategie nazionali che sappiano bilanciare la salvaguardia del lavoro e la capacità di inserirsi in alleanze utili. Senza questa visione, i cantieri navali europei rischiano di restare frammentati e marginali sui mercati più competitivi, a discapito dello sviluppo economico e tecnologico del continente.