Calo dei bonus edilizi nel 2025: impatto delle nuove normative e andamento dei pagamenti in italia
Nel 2025, i bonus edilizi in Italia subiscono una drastica riduzione, con un calo del 35% nei pagamenti e restrizioni sul Superbonus, influenzando negativamente il mercato delle ristrutturazioni.

Nel 2025 in Italia i bonus edilizi subiscono una forte riduzione, con minori detrazioni e restrizioni che frenano le ristrutturazioni, impattando negativamente famiglie e mercato immobiliare. - Unita.tv
I bonus edilizi in Italia hanno segnato una svolta significativa negli ultimi anni, spingendo molte famiglie a investire nella ristrutturazione delle abitazioni grazie alle agevolazioni fiscali. Nel 2024, le detrazioni hanno mosso cifre importanti, con bonifici bancari “parlanti” che hanno raggiunto quasi 5 miliardi di euro. Nel corso del 2025, però, si sta assistendo a un’inversione di tendenza dovuta alle modifiche introdotte nelle norme, con una riduzione consistente nelle risorse destinate ai lavori edilizi.
Andamento dei pagamenti legati ai bonus edilizi nei primi mesi del 2025
Tra gennaio e febbraio 2025, si è registrato un calo del 35% nei bonifici bancari utilizzati per le detrazioni edilizie, rispetto allo stesso periodo del 2024. Il valore assoluto delle somme trasferite dalle famiglie si è attestato a circa 3,15 miliardi di euro, in netto contrasto con i 4,86 miliardi complessivi dell’anno precedente. Questo calo riguarda sia nuove richieste che pagamenti in corso, un segnale chiaro delle restrizioni introdotte dal governo Meloni che hanno ridotto la portata degli incentivi.
Motivi della riduzione dei pagamenti
Il motivo principale di questa contrazione è legato alla progressiva eliminazione o riduzione del Superbonus, che rappresentava la misura più appetibile per chi voleva migliorare la qualità energetica o la sicurezza sismica delle proprie abitazioni. Oltre a questo, la scarsa convenienza economica oggi fa demordere molti potenziali beneficiari, in un mercato dove i costi dei materiali e della manodopera restano elevati. Questi fattori hanno messo un freno ai lavori edilizi agevolati attraverso questi bonus.
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Non va dimenticato che la concentrazione geografica delle richieste è variabile e che le aree del centro e sud Italia, spesso più colpite da problematiche strutturali, ora risentono maggiormente delle restrizioni. Diversi settori delle costruzioni stanno reagendo a questa riduzione della domanda, adattando le proprie strategie commerciali e il portafoglio clienti.
Quali bonus edilizi restano attivi e quali sono stati sospesi nel 2025
Il Superbonus ha subito una prima vera stretta nel 2025. Viene consentito solo alle famiglie che risiedono in zone a rischio sismico o a chi aveva già avviato lavori prima della fine del 2024. Per questi è prevista una detrazione ridotta, al 36% invece che alle quote precedenti più alte. Per le prime case la percentuale resta al 50%, ma solo in casi specifici. Questa selettività del bonus crea disparità tra chi può ancora usufruirne e chi ne rimane escluso.
Al centro delle richieste attuali restano gli incentivi per l’eliminazione di barriere architettoniche, stabiliti fino al 75%. Questi interventi, considerati prioritari per migliorare l’accessibilità delle abitazioni, continuano a ricevere maggiore attenzione da parte delle famiglie. іншi lavori, spesso più generici o meno urgenti, tendono a essere rimandati o lasciati da parte per la scarsa convenienza.
La scelta di concentrare gli aiuti su categorie più specifiche nasconde un problema più ampio: la disponibilità economica per le ristrutturazioni non è uniforme e le famiglie meno abbienti rischiano di restare escluse dalla ripresa edilizia. Le limitazioni attuali mostrano come la politica fiscale influenzi direttamente le dinamiche di rinnovamento del patrimonio immobiliare italiano.
Difficoltà burocratiche
Le tempistiche per accedere a questi incentivi risultano più strette e le procedure burocratiche si sono complicate rispetto al passato. Questo frena molte iniziative e rende meno chiari i vantaggi reali.
Dubbi e questioni aperte sul diritto alla detrazione per la prima abitazione
Con il ritorno di alcune agevolazioni sulle case principali al 50%, sono emersi diversi dubbi interpretativi. Un punto critico riguarda il momento in cui la residenza viene effettivamente stabilita dopo la ristrutturazione.
Ad esempio, se un erede o un acquirente avvia lavori su un immobile senza abitarci subito, ma si trasferisce alla fine, potrà comunque godere della detrazione? Oppure, qualora il proprietario sposti la propria residenza temporaneamente altrove per permettere la ristrutturazione, la detrazione è valida?
Norme attuali parlano di diritto reale o proprietà dell’unità immobiliare ma non forniscono risposte precise a queste situazioni. Questi quesiti restano sul tavolo e possono generare incertezze negli uffici fiscali o tra i contribuenti.
Rilevanza della residenza per le detrazioni
Le questioni legate alla residenza sono fondamentali, perché possono influire su importanti somme in detrazioni fiscali. Per evitare contenziosi, è necessaria una definizione precisa nelle prossime disposizioni legislative.
In assenza di chiarimenti ufficiali, i contribuenti si trovano spesso a dover consultare esperti fiscali o a rinunciare al beneficio per eccesso di rischio. In casa, la detrazione viene sempre più vista come un gioco d’azzardo, con regole poco definite.
Riduzione delle detrazioni e limiti annuali nel 2025 per lavori di ristrutturazione
La percentuale di detrazione per le ristrutturazioni nel 2025 è calata al 36%. Questo limite vale fino a un massimo di 96.000 euro per singola abitazione nell’arco dell’anno in corso. Questa misura rappresenta una riduzione netta rispetto agli importi maggiori e alle aliquote più generose del passato.
A partire dal 2026 la detrazione sarà ulteriormente abbassata fino al 30%, segnalando una chiara volontà di contenere la spesa pubblica legata a questi bonus e di limitare il peso sulle casse statali.
Impatto sui lavori e sul mercato edilizio
Questo insieme di restrizioni si riflette su un minor numero di interventi avviati, con un impatto diretto sulle imprese edili, sui professionisti del settore e sulle famiglie che avevano programmato importanti lavori di manutenzione o miglioramento delle proprie case.
Le nuove soglie di spesa e aliquote non favoriscono chi necessita di interventi importanti, specialmente quando collegati a problemi di sicurezza strutturale o isolamento energetico che richiedono investimenti consistenti.
Per ora molte famiglie preferiscono rimandare i lavori o fare interventi parziali e meno onerosi. Il rischio è quello di un calo della qualità del patrimonio immobiliare nel medio termine, se le restrizioni verranno mantenute o addirittura inasprite.
Il mercato delle ristrutturazioni si trova in una fase di transizione complessa e dovrà adattarsi a queste nuove condizioni per evitare un blocco duraturo dei lavori nelle case italiane.