
Roma, 7 giugno 2025 – In vista della Giornata Internazionale degli Oceani dell’8 giugno, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) avverte: la crisi oceanica sta compromettendo i diritti fondamentali di salute, cibo, lavoro e sicurezza.
Secondo il report State of the Climate 2024 della NOAA, il contenuto termico degli oceani ha raggiunto nuovi massimi per il quarto anno consecutivo, mentre dati del Copernicus Marine Service e del CMCC confermano ondate di calore marino sempre più frequenti nell’Atlantico settentrionale e nel Mediterraneo orientale. Riviste scientifiche come Nature Climate Change e Science segnalano inoltre che tra il 2023 e il 2025 si è registrato il più grave fenomeno di sbiancamento corallino mai documentato, con oltre l’80% dei reef tropicali colpiti.
Il Global Ocean Oxygen Network (GO2NE) dell’UNESCO lancia l’allarme sull’ipossia marina, mentre l’IPCC, nel suo Sixth Assessment Report, sottolinea come la stratificazione termica delle acque profonde riduca la capacità dell’oceano di assorbire calore e CO₂. A questi fattori si aggiungono la sovrappesca, l’inquinamento da plastiche e l’acidificazione dei mari.
Per il CNDDU, la tutela dell’oceano è un “imperativo etico e sociale” e la scuola deve giocare un ruolo chiave: servono percorsi interdisciplinari che uniscano biologia, geografia, diritto internazionale, etica ambientale ed educazione civica per far comprendere agli studenti il legame tra salute degli ecosistemi marini e diritti umani.
Il presidente Prof. Romano Pesavento conclude con le parole dell’oceanografa Sylvia Earle:
“Con ogni goccia che si riscalda, l’oceano perde la memoria del clima passato e si avvicina a un punto di non ritorno. Ma c’è ancora una finestra per salvare ciò che resta: la nostra responsabilità è oggi.”
Il CNDDU invita istituti e docenti a trasformare l’8 giugno in un momento di mobilitazione educativa e culturale per garantire un futuro sostenibile e rispettoso dei diritti di tutti.