Home Bucarest accusa Mosca dopo denuncia silenziata di Telegram contro la Francia sulle elezioni rumene

Bucarest accusa Mosca dopo denuncia silenziata di Telegram contro la Francia sulle elezioni rumene

Tensioni politiche in Romania per le elezioni presidenziali del 2025, con accuse di interferenze russe e la denuncia di Pavel Durov su censure da parte di un governo europeo, presumibilmente la Francia.

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Le elezioni presidenziali rumene del 2025 sono segnate da tensioni e accuse di interferenze straniere, con il governo che denuncia la Russia e Pavel Durov di Telegram che accusa la Francia di censura sulle voci conservatrici, riflettendo profonde divisioni politiche e geopolitiche in Europa. - Unita.tv

Le elezioni presidenziali rumene del 2025 sono al centro di un clima politico teso, con accuse incrociate e movimenti inattesi. Da una parte, c’è il governo di Bucarest che parla di interferenze straniere, dall’altra, emergono rivelazioni dal fondatore di Telegram, che punta il dito contro un importante governo europeo, lasciando intendere la Francia. Tutto questo accade mentre le forze politiche rumene si preparano al ballottaggio che deciderà la direzione futura del paese.

Accuse di interferenze russe nelle elezioni rumene

La tensione politica in Romania è salita alle stelle dopo che il governo, guidato da forze di centrosinistra filo-europee, ha denunciato presunte ingerenze di Mosca nelle elezioni presidenziali. Secondo il governo di Bucarest, ci sarebbero tentativi di condizionare il ballottaggio a favore della destra euroscettica, rappresentata da Simion. Questi sospetti arrivano in un contesto già complicato: nel primo turno era stato arrestato e escluso dalle urne Georgescu, il candidato che aveva ottenuto più voti, ma la sua vittoria è stata annullata dalla corte costituzionale a novembre 2025.

Il governo rumeno ha parlato pubblicamente di interferenze informatiche e campagne di disinformazione legate alla Russia. Le autorità hanno monitorato ceppi di attività sospette sui social, tentando di superare la complessità di dossi moderni contro la libertà di voto e di espressione. Le accuse alla federazione russa rientrano in un quadro più ampio di relazioni difficili tra Europa orientale e Mosca, dove la politica e le elezioni nazionali diventano terreno di scontro geopolitico.

Divisioni politiche interne a Bucarest

Nondimeno, le accuse di Bucarest hanno contribuito a cementare l’opposizione tra le diverse anime politiche: quella liberal-centrista filo-UE di Dan, che sostiene una linea più aperta all’occidente, e quella conservatrice euroscettica di Simion, con un forte richiamo alle radici nazionali e critiche verso le influenze esterne, russe in primis. Le elezioni si sono trasformate in una vera prova di forza tra queste visioni contrapposte.

La denuncia di pavel durov e la censura sospetta sulle voci conservatrici

Nel mezzo di questo clima agitato si inserisce una nuova rivelazione, che ha acceso ulteriori polemiche. Pavel Durov, fondatore di Telegram, ha pubblicato un post dove accusa un governo europeo — senza nominarlo direttamente — di aver chiesto al suo social network la censura delle voci conservatrici in Romania durante il periodo elettorale. La denuncia è stata quasi completamente ignorata dalla maggior parte dei media europei.

Durov ha indicato un’emoji con una baguette lasciando intendere la Francia, ironizzando con «indovinate quale…». Questa allusione ha attirato l’attenzione perché la Francia, sotto la guida di Emmanuel Macron, è già stata chiamata in causa negli scontri politici rumeni. Il leader della destra Simion aveva puntato il dito verso Parigi, denunciando interferenze e strategie volte a limitare la crescita della sua area politica.

Telegram non si piega alla censura

Secondo Durov, Telegram ha rifiutato categoricamente di assecondare questa richiesta, sottolineando di non voler limitare la libertà di parola degli utenti rumeni né bloccare i canali politici conservatori. Il post ribadisce un principio base per lui irrinunciabile: «o si garantisce la libertà di espressione e voto, o si perde la democrazia stessa». La denuncia di Telegram suggerisce una dinamica contraria rispetto alle interferenze russe: è un governo europeo a cercare di silenziare una parte politica.

Questa nuova pressione crea un impasse per i paesi dell’occidente, specie per la comunità europea e Bruxelles, che da un lato condannano le manovre russe, dall’altro rischiano di essere accusati di pratiche affini. Il messaggio di Durov rivela come la politica elettorale possa subire ingerenze anche da attori tradizionalmente considerati “amici”, modificando lo scenario di questi scontri.

Il clima politico in romania e le divisioni tra alleati europei

Il post di Telegram arriva in un momento delicato. Bucarest, dalla sua, respinge con forza la denuncia lanciata dal fondatore del social, bollandola come infondata e anzi rilanciando sull’esistenza di prove contro Mosca per interferenze nelle elezioni. Il governo Ciolacu, che mantiene legami stretti con Parigi, chiede attenzione verso ogni tentativo di manomissione elettorale, sottolineando la necessità di garantire processi puliti e trasparenti.

Qui si gioca una partita molto ampia, che supera i confini nazionali. La frattura tra chi sostiene apertamente la linea anti-russa e chi è accusato di contribuire a sopprimere opposizioni conservatrici incarna una crisi profonda nella nascente unità europea. La domanda cruciale riguarda come mantenere un equilibrio tra lotta all’ingerenza straniera e rispetto per opinioni politiche diverse, senza forzature o censure.

Contesto geopolitico più ampio

Questo clima incandescente fa da sfondo agli incontri come quello tra Zelensky e Papa Leone XIV, dove si parla di pace e di fine delle ostilità in Ucraina. La crisi democratica rumena, con tutte le sue tensioni, dimostra come in Europa le sfide interne possano influire direttamente sui più ampi scenari geopolitici, specialmente nei paesi chiave tra Europa orientale e occidentale.

I rapporti fra italia, francia e l’asse politico europeo

Parallelamente agli sviluppi in Romania, anche l’Italia si muove su un terreno complicato. Le dichiarazioni di Giovanni Meloni con Vance e Von der Leyen confermano l’intenzione di Roma di fare da ponte tra Stati Uniti e Unione Europea, soprattutto in vista di accordi commerciali sui dazi. Questa posizione vuole offrire una linea chiara e pragmatica ma rappresenta anche una risposta indiretta alle tensioni che coinvolgono la Francia.

Mediazione italiana e tensioni europee

Nel contesto delle recenti accuse, l’Italia sembra voler proporsi come mediatore affidabile, cercando di evitare eccessive polarizzazioni e mantenere canali aperti con varie capitali europee e con gli alleati d’oltreoceano. La Francia, dal canto suo, è al centro di polemiche che coinvolgono non solo la Romania, ma anche la gestione di opposizioni politiche in altri paesi membri dell’UE.

L’inasprirsi dei dibattiti sulla libertà di parola e sulla reale trasparenza delle elezioni mette a dura prova gli equilibri dentro l’Unione. Un esempio è il riferimento del commissario Breton, che aveva parlato di strategie analoghe a quelle usate in Romania per contrastare l’ascesa di forze politiche di destra in Germania, confermando come in più paesi si stia tentando di controllare il peso elettorale di gruppi conservatori.

Questo fa emergere una realtà scomoda: il gioco democratico nelle nazioni europee è influenzato da attori interni ed esterni che spesso trascendono il semplice voto, trasformandolo in battaglia geopolitica con conseguenze sull’intero continente.