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Attentato a washington: leader israeliani accusano macron, starmer e carney di fomentare l’odio antisemita

Un attentato a Washington ha ucciso due diplomatici israeliani, scatenando tensioni internazionali. Elias Rodriguez è stato arrestato e accusato di omicidio volontario con motivazioni antisemite.

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Un attentato antisemita a Washington ha causato la morte di due diplomatici israeliani, scatenando forti tensioni politiche internazionali e un acceso confronto tra Israele e alcuni Paesi occidentali. - Unita.tv

L’attentato avvenuto a Washington nella serata di mercoledì 21 maggio ha scosso le relazioni internazionali, coinvolgendo soprattutto Israele e alcuni Paesi occidentali. Il gesto violento, rivendicato da Elias Rodriguez, ha portato alla morte di due diplomatici israeliani, alimentando tensioni politiche e polemiche tra leader di vari stati. Le autorità continuano a indagare sull’accaduto, mentre le reazioni dei governi attraversano confini e schieramenti.

La dinamica dell’attentato e il profilo di elias rodriguez

Mercoledì sera, intorno alle 21, Elias Rodriguez, 30 anni, ha sparato contro un gruppo di diplomatici israeliani fuori dal Museo Ebraico di Washington, uccidendo sul colpo il diplomatico Yaron Lischinsky e la sua fidanzata, Sarah Milgrim, impiegata all’ambasciata di Tel Aviv. La coppia sarebbe dovuta sposarsi a breve. Dopo aver compiuto il gesto, Rodriguez si è consegnato senza opporre resistenza e ha collaborato con la polizia per rinvenire l’arma usata nel duplice omicidio.

Caratteristiche dell’attacco

Il direttore dell’FBI ha confermato che l’attacco presenta una matrice antisemita, sottolineata dal grido “Palestina libera” urlato da Rodriguez durante la sparatoria. L’indagato ora rischia l’accusa di omicidio volontario e, secondo molte fonti, dovrà affrontare il processo con la possibile condanna capitale. Le autorità si concentrano anche sugli elementi trovati nella sua abitazione e nei dispositivi elettronici per ricostruire possibili complici o ulteriori motivazioni dietro l’attacco.

Le reazioni politiche in israele e il ruolo di netanyahu nel riavvicinamento con trump

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso immediato sgomento per l’attentato, definendolo un atto di “selvaggia istigazione” contro la comunità ebraica e israeliana. Poco dopo, si è sentito telefonicamente con il presidente statunitense Donald Trump, con cui ha discusso del sostegno americano alla missione israeliana a Gaza. Il colloquio ha segnato un momento di riavvicinamento tra i due leader dopo un periodo di tensioni.

Netanyahu ha chiarito che Israele intende proseguire la sua azione contro Hamas con il pieno appoggio americano. L’episodio ha rafforzato i rapporti tra i due Paesi, preparandosi a intensificare le operazioni nella regione. Anche il premier israeliano ha ribadito la necessità di difendere il proprio popolo dagli attacchi e dalla violenza che si propaga attraverso simili attentati.

Accuse contro i leader occidentali e la risposta europea alla polemica

Le parole più dure contro alcuni politici europei sono arrivate dal ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar e dal responsabile della Diaspora Amichai Chikli. Sa’ar ha parlato di un “incitamento tossico” proveniente da molti leader europei nei confronti di Israele e degli ebrei. Chikli è andato oltre, accusando direttamente Emmanuel Macron, Keir Starmer e Mark Carney di aver incoraggiato “le forze del terrore” senza porre limiti morali ai loro sostenitori.

Reazioni da parigi e altri leader

Queste dichiarazioni hanno provocato una reazione immediata da Parigi, dove Christophe Lemoine, portavoce del ministero degli Esteri, ha qualificato le parole di Chikli come “oltraggiose e ingiustificate”. Starmer e Carney, pur condannando l’attentato e esprimendo cordoglio per le vittime, non hanno risposto direttamente alle accuse. La vicenda ha acceso il confronto diplomatico, con Netanyahu che ha ribadito in seguito la sua posizione critica verso i leader francesi, britannici e canadesi, definendoli dalla “parte sbagliata dell’umanità e della storia”.

Prospettive investigative e impatto internazionale dei fatti a washington

L’inchiesta sull’attentato prosegue con attenzione particolare sugli spostamenti e le comunicazioni di Elias Rodriguez. Nel suo appartamento e nel materiale informatico sequestrato potrebbero emergere dettagli capaci di chiarire la rete di supporto o le possibili influenze dietro il suo gesto. Gli inquirenti vogliono capire se si tratta di un’azione isolata o collegata a più ampie tensioni internazionali legate al conflitto israelo-palestinese.

L’evento ha scosso anche l’opinione pubblica globale, richiamando l’attenzione sui rischi crescenti di attacchi motivati dall’odio antisemita. I governi occidentali sono chiamati a riflettere sul modo con cui le loro parole e politiche possono essere trasformate in spinta violenta. Il caso di Washington resta aperto, mentre nuovi sviluppi potrebbero emergere nei prossimi giorni da fonti investigative e diplomatiche.