L’ultimo monitoraggio satellitare ha rilevato un’inversione significativa nella massa dei ghiacci dell’Antartide negli ultimi due anni. Dopo decenni di riduzioni continue e preoccupanti, il continente ha mostrato un guadagno di volume ghiacciato che sorprende gli scienziati. Questo fenomeno temporaneo può avere ripercussioni sul livello degli oceani e pone nuove domande riguardo il futuro climatico del pianeta.
La crescita inattesa della calotta antartica tra il 2021 e il 2023
Tra il 2021 e il 2023, l’Antartide ha accumulato circa 108 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno, invertendo un trend che dal 1980 mostrava solo perdite. Fino al 2020, la calotta ghiacciata del continente perdeva mediamente 142 gigatonnellate annuali, un dato allarmante che indicava un progressivo scioglimento legato ai cambiamenti climatici. Gli ultimi dati raccolti con i satelliti GRACE, che analizzano la gravità terrestre per stimare variazioni di massa, dipingono dunque un quadro inedito.
Le maggiori creste glaciali rinvigorite
Le mayrori creste glaciali rinvigorite si trovano in quattro bacini dell’Antartide orientale: Totten, Denman, università di Mosca e Vincennes Bay. Queste zone, in passato simbolo dello scioglimento accelerato, hanno registrato un aumento della massa ghiacciata causato da nevicate particolarmente intense e fuori norma. Questa crescita è sufficiente per ridurre di circa 0,3 millimetri all’anno il contributo del continente antartico all’innalzamento globale dei mari.
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I fattori dietro la ricrescita del ghiaccio in antartide orientale
Il team guidato dall’ateneo di Tongji ha ricostruito i cambiamenti climatici in Antartide orientale dagli anni ’90 fino al 2023 grazie ai dati satellitari. Tra il 2011 e il 2020, la perdita di massa ghiacciata risultava tre volte superiore rispetto agli anni ’90. Di punto in bianco, negli ultimi due anni, è iniziata una ripresa. Gli studiosi spiegano questo fenomeno con un insieme di cause legate al clima e all’atmosfera.
Un elemento determinante è l’intensificarsi dei venti polari, che trasportano umidità dai mari verso l’interno del continente. Queste masse umide provocano bufere di neve atipiche, capaci di accumulare strati di ghiaccio anche in regioni solitamente più secche. Si ipotizza che la causa sia una variazione nella corrente a getto polare, un flusso d’aria che circonda l’emisfero sud, indebolito dal riscaldamento globale. Paradossalmente, l’aumento delle temperature ha portato ad una maggiore evaporazione degli oceani, che in seguito si trasforma in neve.
Il glaciologo Peter Neff nel 2018 aveva già spiegato che “l’aggravarsi del riscaldamento può provocare squilibri nei sistemi meteorologici, con più precipitazioni nevose alle alte latitudini.” Nonostante ciò, questo evento resta unico nella portata e nella rapidità con cui si è verificato.
Rischi e peculiarità
Gli scienziati segnalano cautela nel leggere questi dati come un segno di inversione definitiva della crisi climatica in Antartide. In passato, simili momenti di pausa sono stati seguiti da nuove fasi di rapido scioglimento. La Groenlandia, ad esempio, ha vissuto una pausa nel calo dei suoi ghiacci per 18 mesi intorno al 2008, ma subito dopo lo scioglimento è ripreso con intensità superiore.
Anche Eric Rignot, uno degli autori dello studio, mette in guardia: “superata la soglia dei 2 gradi centigradi di riscaldamento globale rispetto all’era preindustriale, gli oceani si riscalderanno al punto da annullare i benefici dati dalla neve.” In quel caso le superfici ghiacciate potrebbero sciogliersi più rapidamente, contribuendo a un innalzamento dei mari più rapido e preoccupante.
La comunità scientifica respinge le semplificazioni che usano questi dati per smontare le preoccupazioni legate al cambiamento climatico. Il fenomeno descritto è transitorio e dipende da meccanismi atmosferici complessi e delicati.
Riflessioni sul passato e nuove sfide per i modelli climatici futuri
Nel 1979, dopo un decennio di temperature globali in leggero calo, si ipotizzava l’arrivo di una nuova era glaciale. Quel raffreddamento però si arrestò e dagli anni ’90 si assistette a un rapido declino delle masse di ghiaccio in Antartide. La situazione odierna ha indotto i ricercatori a riconsiderare alcuni modelli climatici, riconoscendo che il sistema terrestre reagisce in modi più complicati di quanto si pensasse.
Questo recupero di 108 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno nel periodo più recente è un dato prezioso per aggiornare le simulazioni e correggere le previsioni. Non è però un invito a sottovalutare i pericoli della crisi climatica. Il continente antartico si conferma un indicatore estremamente sensibile delle condizioni globali, e ogni variazione, anche positiva, si inserisce in un quadro più ampio e mutevole.
L’Antartide conferma così la sua funzione di sentinella dei cambiamenti ambientali planetari, mostrando la capacità di modificarsi, ma anche ricordando la fragilità del suo equilibrio. Restare all’erta significa continuare a osservare con attenzione ogni minimo cambiamento in questo angolo remoto della Terra.