Allarme alimentare, mangiare pesce può far male: i rischi per bambini e donne sono concreti

Allarme Alimentare, mangiare pesce fa male ? - unita.tv
Il documento tecnico del CNSA evidenzia che una dieta troppo monotona espone i più vulnerabili a livelli tossici di metilmercurio.
Un documento inedito del Consiglio Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA), diffuso a maggio 2025, ha rivelato che molte persone in Italia superano la dose settimanale tollerabile di metilmercurio semplicemente consumando pesce comune. I dati riguardano in particolare bambini e donne in età fertile, che risultano esposti a quantità potenzialmente neurotossiche di mercurio.
L’equilibrio compromesso tra benefici nutrizionali e rischi tossici
Per anni, le linee guida nutrizionali hanno spinto verso un consumo regolare di pesce. I benefici noti — omega-3, vitamina D, selenio, calcio — sono stati promossi da enti come il CREA e l’EFSA. Ma poco si è detto finora sui rischi legati al metilmercurio, la forma più pericolosa del metallo, che si bioaccumula soprattutto nei grandi predatori marini.
Tonno, pesce spada, merluzzo di grandi dimensioni: sono questi i principali veicoli di contaminazione nella dieta italiana. E secondo i dati del Total Diet Study italiano, oltre il 50% dei bambini e il 22% degli adulti supera la soglia settimanale di sicurezza, anche consumando pesce solo una o due volte alla settimana.

A incidere è anche la scarsa varietà. Secondo il CREA, tra il 2017 e il 2020, gli italiani hanno mangiato soprattutto merluzzo, sogliole, gamberi, orata, salmone, tonno in scatola e bastoncini impanati. I più piccoli sotto l’anno consumano solo sogliola e merluzzo, ma già dai tre anni si espongono a specie ad alto contenuto di contaminanti. Gli adulti aggiungono baccalà e pesce affumicato, spesso ignari dei livelli di metilmercurio.
L’indagine ISNART conferma: il 42% degli italiani mangia pesce una sola volta a settimana e sempre le stesse specie. Ma pochi sanno che bastano 1-2 porzioni di tonno o pesce spada per superare i 1,3 µg/kg di peso corporeo a settimana, il limite oltre il quale aumentano i rischi per il neurosviluppo.
Chi è più esposto e cosa raccomanda il CNSA
Il documento del CNSA individua i bambini piccoli e le donne in età fertile come le fasce più a rischio. Per i primi, già mezza porzione settimanale di pesce ad alto contenuto di metilmercurio è sufficiente a raggiungere il limite. Per le donne, basta 0,7 porzioni per superarlo, mentre i benefici nutrizionali si ottengono solo con 0,9 porzioni, creando un margine di sicurezza inesistente.
La relazione tecnica definisce l’informazione attuale confusa e fuorviante: si promuove il pesce genericamente, ma non si spiega quali specie scegliere. Il risultato è che si mangia poco pesce e quello sbagliato.
Le raccomandazioni ufficiali del CNSA puntano su quattro azioni concrete:
limitare le porzioni settimanali di predatori marini come tonno, pesce spada, verdesca, luccio, palombo, smeriglio (una a settimana);
preferire pesci di piccola taglia e specie grasse come sgombro, aringa, trota e salmone;
aumentare la varietà del pescato, evitando di ricadere sempre sulle stesse tre specie;
scegliere, se possibile, pesce d’allevamento alimentato con mangimi vegetali, che presenta livelli molto più bassi di contaminanti.
Il CNSA chiede infine al legislatore di rendere obbligatoria l’indicazione dei livelli di mercurio in etichetta e rafforzare la comunicazione al consumatore, ancora troppo generica e inefficace.