Alessandra Matteuzzi, a processo la psicologa Manuela Bargnesi per diffamazione dopo video su TikTok
Il caso di Alessandra Matteuzzi, vittima di femminicidio a Bologna, riaccende polemiche dopo le dichiarazioni della psicologa Manuela Bargnesi su TikTok, portando a una battaglia legale per diffamazione.

Il caso di Alessandra Matteuzzi, uccisa a Bologna nel 2022, torna alla ribalta per la diffamazione di Manuela Bargnesi, psicologa radiata per aver difeso l’assassino sui social, con la famiglia che lotta per la tutela della memoria della vittima e giustizia. - Unita.tv
Il caso di Alessandra Matteuzzi, uccisa brutalmente a Bologna nell’agosto 2022, continua a suscitare tensioni e nuove vicende giudiziarie. Stavolta al centro della cronaca c’è Manuela Bargnesi, psicologa radiata dall’Ordine e accusata di diffamazione per i video pubblicati su TikTok, nei quali avrebbe difeso l’assassino di Alessandra, scatenando lo sdegno della famiglia della vittima.
Il delitto di alessandra matteuzzi e il profondo dolore della famiglia
La sera del 23 agosto 2022, Alessandra Matteuzzi fu sorpresa e aggredita sotto casa, in via dell’Arcoveggio a Bologna. Giovanni Padovani, suo ex compagno, colpì la donna ripetutamente con un martello e una panchina, causando la sua morte immediata. La vicenda, già di per sé drammatica, ha segnato una famiglia rimasta sconvolta dalla crudeltà di quell’atto. Dal giorno dell’assassinio, i familiari hanno vissuto un lutto difficile, accompagnato dalla necessità di difendere la memoria della donna caduta vittima di un femminicidio.
Le reazioni della famiglia Matteuzzi
A questa tragedia si aggiunge la ferita causata dalla diffusione di messaggi che distorcono la realtà. La famiglia Matteuzzi ha dovuto fronteggiare accuse e commenti offensivi, fino ad arrivare a sporgere querela contro chi ha cercato di scalfire la reputazione di Alessandra. La querela riguarda in particolare Manuela Bargnesi, la psicologa che ha postato i video su TikTok contestati. Le accuse mosse contro la famiglia hanno amplificato il dolore e acceso ulteriori polemiche nel tessuto sociale locale.
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Manuela bargnesi: la radiazione, i video e l’avvio del processo
Manuela Bargnesi era già stata oggetto di procedimento disciplinare nei mesi che seguirono la pubblicazione dei video tra dicembre 2023 e gennaio 2024. L’Ordine degli Psicologi l’ha radiata dopo aver valutato la gravità del suo comportamento online. In quei video Bargnesi prendeva le parti di Giovanni Padovani, definendo Alessandra Matteuzzi come una “figura abusante”. Queste affermazioni hanno suscitato molte contestazioni, perché sembravano voler giustificare l’azione violenta di Padovani.
La battaglia legale contro la psicologa
La famiglia della vittima ha deciso di reagire e ha denunciato la psicologa per diffamazione. L’istanza di archiviazione avanzata dalla Procura di Ancona non ha trovato accoglimento. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto l’opposizione dei parenti di Alessandra, ordinando l’imputazione coatta di Bargnesi. Il procedimento giudiziario inizierà il 13 novembre 2025 presso il tribunale di Ancona, dove la psicologa dovrà rispondere davanti alla corte dei contenuti diffusi sui social.
L’impatto sociale del caso e le ripercussioni sull’opinione pubblica
Il caso Matteuzzi, oltre a scuotere la città di Bologna, ha aperto un dibattito sul ruolo e la responsabilità degli operatori della salute mentale che si esprimono sui social, soprattutto quando trattano temi delicati come violenza e femminicidio. Non è la prima volta che episodi simili generano polemiche: spesso, chi si esprime sui social rischia di alimentare confusione o fornire giudizi che compromettono la dignità delle vittime.
La dimensione dei social media nel caso matteuzzi
La vicenda mostra come la diffusione di contenuti nei social media possa avere conseguenze legali e morali di largo respiro. La famiglia di Alessandra, oltre al dolore per la perdita, si trova a combattere contro chi diffonde versioni distorte di fatti drammatici. Questa battaglia legale testimonia la crescente attenzione verso la tutela della memoria delle vittime e il rispetto nei confronti dei familiari che chiedono giustizia.
In particolare, l’uso di piattaforme come TikTok, spesso frequentate da giovani, pone molti interrogativi su come gestire messaggi sensibili, evitando che finiscano per alimentare odi e rancori. La vicenda di Matteuzzi ricorda la fragilità delle vittime di violenza domestica e quanto possa essere difficile per i loro cari difendere la verità contro narrazioni ingiuste o manipolate.
Altri casi giudiziari sui femminicidi e la tutela delle vittime
La vicenda di Alessandra Matteuzzi si inserisce in un contesto più ampio che riguarda il trattamento giudiziario dei femminicidi in Italia. Spesso dietro a questi casi ci sono dinamiche complesse di violenza e manipolazione sociale, con conseguenze pesanti anche per i familiari delle vittime. L’attenzione pubblica e mediatica porta spesso a scandagliare dettagli, ma lascia aperte molte questioni sulle cause profonde di queste tragedie.
La protezione e la prevenzione
Già in passato tanti casi simili hanno acceso dibattiti sulle misure di prevenzione e sui controlli sul comportamento degli autori di violenza. L’intervento delle forze dell’ordine, le misure di protezione e la sensibilizzazione sociale diventano strumenti indispensabili per provare a evitare drammi futuri. Le vicende recenti mostrano anche come lo scontro sui social possa incidere direttamente sul percorso giudiziario e sulla memoria delle vittime.
In questo scenario, la tutela degli affetti delle vittime spesso si traduce in un cammino difficile, segnato da nuove battaglie legali, come quella contro i testi o i soggetti che cercano di descrivere situazioni dolorose con parole offensive o imprecise. La giurisprudenza si trova quindi a dover bilanciare la libertà di espressione e la difesa dell’onore della persona scomparsa, dando così sostegno ai familiari nella loro ricerca di giustizia.