Il caso di Garlasco continua a restare sotto i riflettori a distanza di anni dall’omicidio di Chiara Poggi, una vicenda che ha diviso l’opinione pubblica e il mondo giudiziario. L’avvocato Giada Bocellari, difensore di Alberto Stasi, l’unico condannato per il delitto, ha partecipato al programma Storie Italiane per fare il punto sulla situazione attuale, mettendo in chiaro alcuni elementi fondamentali e sottolineando le lacune investigative. Le sue parole si concentrano soprattutto sulla centralità della vittima e sulle criticità degli sviluppi mediatici e processuali.
la centralità di chiara poggi nelle discussioni sul caso
Giada Bocellari ha esordito ricordando un punto che a volte si tende a dimenticare: al centro di questo caso rimane Chiara Poggi, la giovane uccisa brutalmente a Garlasco. Nonostante le molteplici ipotesi e speculazioni, è essenziale non perdere mai di vista la persona che ha perso la vita e il dolore della sua famiglia.
L’avvocato ha evidenziato come spesso i riflettori mediatici si spostino su vicende secondarie o sviluppi teorici senza fondamento, creando confusione e allontanando l’attenzione dal vero dramma. La priorità, afferma Bocellari, dovrebbe essere il rispetto per la memoria di Chiara e la delicatezza nel trattare la vicenda senza alimentare inutili polemiche o strumentalizzazioni.
Le dichiarazioni di Bocellari rivelano una linea chiara nella difesa: non si tratta di negare la condanna o sminuire la tragedia, ma di mantenere un approccio rispettoso e attento a non alimentare false piste o accuse senza basi solide. Il legale insiste sul fatto che spesso si parla più di “effetti collaterali” che delle cause e delle responsabilità dirette, creando un dibattito che poco aiuta il processo di giustizia.
i dubbi sulla scena del crimine: il bagno e il lavandino nella casa poggi
Uno dei dettagli più discussi riguarda il bagno della casa dove viveva Chiara Poggi, e in particolare il lavandino che è diventato un punto cruciale per le indagini e le difese. Bocellari ha ricordato che la difesa ha sempre sostenuto che il killer non si sia lavato dopo l’omicidio, perché non è stato rinvenuto sangue estraneo o indizi riconducibili a terze persone.
Anche se nel bagno sono state trovate impronte digitali di vari abitanti della casa, quelle di Alberto Stasi sono state le uniche che la perizia ha potuto associare con certezza. Il discorso sulla pulizia del dispenser, dove sono comparse due impronte attribuite a Stasi, ha creato discussioni. Le fotografie mostrano che il dispenser non è stato certamente lavato dopo l’omicidio, e la presenza di altri segni rende improbabile l’idea che Stasi abbia tentato di cancellare le tracce.
Bocellari ha sottolineato l’importanza del particolare dei capelli ritrovati nel lavandino. Contraddice alcune tesi che imputavano a Stasi un tentativo di ripulire accuratamente le tracce, dato che la perizia del 2009 ha rilevato anomalie non spiegate da questa ipotesi. Questi elementi evidenziano, secondo il legale, come molte prove della scena del crimine siano state interpretate in modo poco coerente, lasciando spazio a perplessità.
Le lacune investigative e le piste alternative rimaste aperte
Giada Bocellari ha ribadito che la difesa non nega la sentenza irrevocabile, ma continua a sollevare le criticità emerse durante il processo. Diverse piste investigative non sono state esplorate con la dovuta attenzione: ad esempio, il lavandino della cucina, la doccia o il bagno al piano superiore non sono stati controllati come meritavano.
Nei verbali dei carabinieri del 2020 si cita la presenza di impronte sul tappetino del bagno, che potrebbero indicare un tentativo da parte dell’assassino di pulirsi, magari con dei teli spariti dalla casa Poggi. Questi elementi non quadrano con le conclusioni attuali del processo e sono stati rari oggetto di indagine approfondita.
Un esempio di confusione emersa sono le numerose notizie che escono quotidianamente, spesso smentite o obsolete, che generano solo caos pubblico. Bocellari dichiara di passare molto tempo a smentire falsità o informazioni vecchie, come quella di un’impronta femminile mai ufficialmente documentata. Il susseguirsi di messaggi contrastanti ostacola il lavoro di verità e rischia di compromettere qualsiasi approfondimento ulteriore sulla vicenda.
gli errori investigativi che hanno condizionato il processo stasi
Tra i punti più delicati riportati dall’avvocato, ci sono alcuni errori importanti commessi durante le indagini. Alcuni elementi fondamentali come i capelli nel lavandino o i cucchiaini in cucina non sono stati repertati o considerati in modo adeguato. Bocellari spiega che questi errori, a dispetto di quanto appare, hanno danneggiato più il processo a Stasi che favorito la sua difesa.
Un episodio riguarda la consegna volontaria degli oggetti da parte di Stasi in caserma: in realtà quegli oggetti sono stati richiesti e ottenuti dopo una perquisizione, non un gesto spontaneo. Inoltre, problemi riguardo alla definizione dell’orario della morte di Chiara hanno creato confusione. Solo nel 2009, grazie a periti informatici, è stato possibile ricostruire l’alibi di Stasi attorno a un orario che prima non veniva considerato.
La testimonianza di Muschitta, testimone infedele, ha avuto un ruolo controverso. Dopo aver ritirato una dichiarazione, è stato accusato di calunnia ed è stato iscritto nel registro degli indagati. Nonostante ciò, la procura ha giudicato la sua testimonianza inattendibile già in quella fase. Questi aspetti dimostrano come siano emerse molte difficoltà e incertezze durante il procedimento.
Il contributo degli esperti e il dibattito nel processo
Nel corso del processo, anche gli esperti genetisti legati alla famiglia di Chiara Poggi hanno avuto modo di fornire pareri tecnici. Marco Capra, genetista, ha elogiato l’avvocato Bocellari per il suo impegno nel contrastare le fake news, alcune delle quali risalgono addirittura a più di un decennio fa.
Capra ha spiegato che nei primi due gradi di giudizio il giudice aveva assolto Stasi, non mostrando particolare favore per la difesa. La situazione è cambiata nei successivi gradi ma i confronti tecnici sono rimasti aperti in modo lecito, all’interno delle regole processuali. Il continuo emergere di notizie smentite da tempo crea però difficoltà nel seguire con chiarezza la vicenda.
L’avvocato Bocellari ha ribadito che la volontà della difesa è di mettere in luce tutte le lacune investigative e documentali che, se colmate, potrebbero modificare la percezione complessiva del caso. Chiara Poggi resta comunque al centro del racconto e ogni dettaglio deve essere trattato con precisione e serietà.